Sr Isabelle Tremiot, SdC

Nell’est della Francia, non lontano da Besançon, a Montagney, nel dipartimento dell’Alta Saona, c’è una casa di riposo dove è bello vivere. Questa casa chiamata “Notre Dame des Cèdres” è specializzata nell’accoglienza di persone affette dal morbo di Alzheimer.

Dal mese di maggio scorso e nel contesto dell’emergenza sanitaria dovuta a Covid 19, mi è stato chiesto di recarmi in questa casa per un servizio di accoglienza delle famiglie e quindi per consentire il miglior incontro possibile tra i residenti e i loro parenti, nel rispetto delle norme sanitarie. Vivere un rapporto stretto con queste persone è un po’ come andare a scoprire un altro mondo dove la verità del rapporto è molto ricca. Si tratta della presenza gratuita, dell’essere lì semplicemente per un piccolo tratto di cammino, nel momento presente. La Direttrice e il personale della struttura prestano molta attenzione agli ospiti e danno prova di grande disponibilità.

In questo luogo vive anche una comunità formata da 4 suore della Carità, la cui missione principale consiste nel garantire l’accompagnamento spirituale ai residenti e l’accoglienza delle loro famiglie. Le suore riescono a creare legami tra le varie famiglie che tutte sostengono e vivono una sofferenza che ha bisogno di essere espressa. Avere un orecchio attento per queste persone è molto importante perché sentirsi ascoltati, accolti, permette di continuare il cammino.

Non è raro che il personale si scambi con le suore. Durante la fase del ritiro per la pandemia, il personale aveva bisogno di un sostegno spirituale per perseverare nel servizio agli ospiti : “Sorella, prega per noi! »

A Notre-Dame des Cèdres, c’è una regola d’oro: “Rispetto per l’ospite, mai costringere la persona per non metterla in una situazione di disagio”. La persona è rispettata fino alla fine della sua vita. L’adattamento dei trattamenti fa in modo che la persona possa vivere ciò che deve vivere.

Il personale, le suore cercano sempre di stimolare le persone a dare, ad esprimere il meglio di sé. Vengono proposti tempi di preghiera, varie attività, ma sempre con il consenso della persona.

Il laboratorio di canto aiuta a far emergere le emozioni che possono essere espresse dai malati.

Nella casa c’è anche la mediazione con gli animali: conigli, alpaca e Charlotte, la tartaruga. Tutti questi legami tra l’animale e l’ospite permettono di calmare le angosce delle persone e quindi di lenirle.

Questo incontro con le persone affette dal morbo di Alzheimer e con la loro famiglia è un’apertura del cuore che invita all’umiltà e all’ascolto del più piccolo volto del Cristo sofferente, presente nel mistero profondo della persona.