Una tesi di laura in infermierista sulla Patrona degli infermieri d’Italia a cura di Andrea Angelucci di Roma. Il 10 marzo 2016 ha discusso la sua tesi  di Laurea in infermieristica, presso la Facoltà di medicina e chirurgia dell’università Campus bio-medico di Roma:

Suor Agostina Pietrantoni (1864-1894):
un modello e una patrona
per gli infermieri italiani

Si può immaginare il nostro stupore e, nello stesso tempo, la gioia quando il giovane Andrea Angelucci ha chiesto di poter confrontare con i nostri, i dati in suo possesso, reperiti on line e presso alcuni archivi della città di Roma.

Uno dei suoi docenti, il prof. Luca Borghi che insegna attualmente  “Storia della Medicina”, “Storia della Tecnica in Medicina” e “Storia della Medicina e dell’Infermieristica”, è ricercatore e ideatore di un progetto internazionale che caldeggia l’individuazione e la valorizzazione delle tracce materiali lasciate dalla storia della medicina e dalle discipline ad essa collegate.

In un suo lavoro di ricerca all’interno dell’Ospedale di Santo Spirito in Roma, il prof. Borghi aveva intravisto  il cosiddetto “Decalogo di sant’Agostina”[1] e, quando l’allievo Andrea ha argomentato con lui la scelta del tema, gli ha suggerito di ripercorrere il servizio di Agostina presso i malati e di individuare l’origine e le tracce del Decalogo dell’infermiere, attualmente poco o affatto conosciuto. Inoltre gli ha chiesto di spiegare come si sia riusciti ad additare quale modello, l’infermiera Agostina, alle persone che vogliono esercitare il servizio infermieristico presso i malati.

Riportiamo qui la conclusione del lavoro di Andrea:

«Suor Agostina Pietrantoni svolse la professione infermieristica per sette anni fino alla sua morte nel 1894. Ella incarnò in maniera perfetta i valori promulgati da Santa Giovanna Antida Thouret e diffusi dal suo Istituto, quello delle Suore della Carità.

Ma Suor Agostina fu capace di esprimersi al meglio facendosi apprezzare non solo per le sue virtù religiose, ma anche e soprattutto per le sue qualità professionali.

Questo riconoscimento le fu tributato da tutti i suoi contemporanei: non solo dai cattolici, ma anche da chi appoggiava e auspicava quel ‘Regime laico’ che chiaramente limitò lei e le sue consorelle nella pratica quotidiana. Fino al 1870 infatti, come abbiamo visto nel Progetto riportato e  datato 1849, le mansioni delle suore erano egualmente divise tra doveri prettamente infermieristici e doveri di carattere religioso. In questo frangente storico invece, che dovette essere molto particolare e problematico per loro, la ‘laicizzazione’ soppresse tutte quelle loro prerogative di carattere religioso che nei decenni precedenti, al contrario, gli erano esplicitamente richieste nell’ambito della vita ospedaliera.

Anche noi oggi, leggendo la biografia di Suor Agostina e le sue citazioni, non possiamo far altro che ammirarla per la sua dedizione e per lo spirito con cui svolse la professione.

Scorrendo poi le testimonianze riportate da chi la conobbe direttamente, ci appare chiaro che questa giovane suora incarnò il suo ruolo di infermiera con una così grande professionalità che può forse esser considerata sicuramente un modello nella storia dell’assistenza infermieristica in Italia.

Certo, se il Decalogo di cui abbiamo trattato fosse stato scritto di suo pugno, avremmo potuto anche considerarla una precorritrice di fine ‘800 della professione infermieristica, poiché sarebbe stato un primo importante tentativo di regolarizzare una professione che ancor oggi non ha finito di strutturarsi definitivamente, e che in quel frangente storico, soprattutto nel nostro paese non era stata ancora organizzata.

In ogni caso il valore di questi ‘precetti’, essendo stati formulati in base al suo operato e alla sua etica, ci permettono però di elevarla senz’altro a modello per i suoi colleghi moderni.

Appare quindi auspicabile che la sua vicenda diventi in futuro più conosciuta e che l’anonimato presente ancora intorno al suo nome, incredibilmente radicato fra i professionisti stessi, scompaia quanto prima.

Questa tesi di laurea, in ultima istanza, si prefigge anche questo scopo divulgativo, poiché l’esempio di Suor Agostina, pervenutoci intatto nella validità e nella bellezza anche a distanza di più di un secolo, senza dubbio rimarrà inestimabile e utile anche per i tempi futuri.

Suor Agostina Pietrantoni: non solo Santa Patrona, ma anche e soprattutto un modello per gli infermieri italiani». 

Terminato il lavoro che certamente richiede ulteriori ricerche, visto che il fondo Santo Spirito è tutto da esplorare in quanto non ancora disponibile a causa dei lavori di riordino della biblioteca e dell’archivio che vanno a rilento, era comunque d’obbligo rispondere all’invito di partecipazione alla discussione. Suor Ines Triberti, Suor Anna Antida Casolino, Suor Maria Pia Baldini, di buon mattino si sono recate presso la facoltà, raccogliendo il saluto della famiglia di Andrea, già conosciuta in casa generalizia, della tutor, del Professor Borghi e della Presidente della commissione che, dal microfono ha ringraziato per la nostra partecipazione e ha detto a gran voce: “ Per noi è un onore avervi qui, oggi”. Un brivido di commozione ci ha attraversate tutte… Con noi, c’era sant’Agostina!

Così la nostra santa è passata in un ambiente al quale ha ancora molto da dire. Abbiamo tentato un approccio con il cappellano degli studenti e con la segreteria didattica. La promessa? Non lasciar cadere l’opportunità di far conoscere a questa facoltà una “collega”, così l’hanno definita, che sul piano umano, professionale e religioso debba essere molto considerata.

Rendiamo grazie a Dio, tutte!

[1] Sappiamo che il Decalogo dell’infermiere non è una composizione di Sant’Agostina. Si tratta di una catalogazione di    massime ricavate dalle sue parole e dai suoi atteggiamenti nei confronti dei malati. Dentro gli articoli, rielaborati dal biografo Alessandro Pronzato  c’è tutta Agostina. La sua virtù e la sua deontologia professionale è testimoniata nel  processo per la canonizzazione, il quale ne delinea l’identità fortemente motivata e dedita a servire Gesù nell’uomo che soffre.