Sabato 13 luglio 2019, un gruppo di 16 religiosi di 10 Congregazioni diverse si è imbarcato a Melilla dal porto di Malaga per partecipare ad un campo di lavoro con gli immigrati: un’esperienza intercongregazionale al confine meridionale del Marocco, un luogo di incontro con persone di diverse religioni e culture a rischio.
Le Suore della Divina Infanzia ci accolgono al porto e ci accolgono nella loro comunità di Melilla e Nador (Marocco).
La nostra comunità temporanea di religiosi sarà divisa in 2 gruppi: 10 di noi resteranno a Melilla e gli altri 6 continueranno il loro viaggio a Nador dall’altra parte del confine. Sono nel gruppo che rimane a Melilla.
Nella casa in cui viviamo, c’è un gruppo di 32 ragazze tra i 3 e i 17 anni in una situazione di esclusione sociale, con le quali rimarremo per tutta la durata del nostro soggiorno.
Come comunità, iniziamo ogni giorno con la preghiera del mattino e la celebrazione dell’Eucaristia, condividendo la fede nella luce della Parola di Dio. A Melilla, ci dividiamo in diverse squadre: o per offrire corsi di spagnolo per adulti nel CETI (Centre d’hébergement temporel d’immigranti) con persone di venti anni, soprattutto giovani provenienti da Marocco, Tunisia, Siria, Palestina, Guinea-Conakry, Camerun,…. e che hanno tutti un grande desiderio di imparare la lingua che aprirà loro le porte di una vita migliore! Altre di noi accompagnano le ragazze al mare; partecipano anche a vari laboratori con le Suore della Divina Infanzia e al CETI.
Tra le diverse attività, cerchiamo di scambiare una parola di prossimità, un gesto d’affetto, uno sguardo complice, un ‘Grazie’ sincero….. questa è la cosa importante che rimane nel cuore e che non sempre può essere espressa con parole semplici. E tanta sofferenza in quelle facce sorridenti! Solo Dio lo sa!
Alla fine dei nostri giorni, ci prendiamo qualche minuto per riflettere: questa esperienza inizia già dentro di noi stessi, continua nell’incontro con persone di altri carismi, e come esperienza intergenerazionale. Continua nel rapporto con altre persone di diverse culture e religioni, vicino al confine e alla periferia, e finisce con Dio che ci ha mandato ad annunciare il suo Regno.
Melilla è una città multiculturale. Durante il nostro soggiorno, abbiamo l’opportunità di visitare una sinagoga, una moschea e un tempio indù. Che ricchezza! Osserviamo più ciò che ci unisce che ciò che ci divide: la dignità umana, il valore della donna, la spiritualità e l’apertura al Dio della Vita, la lotta per la pace,….
Abbiamo anche visto la recinzione di filo spinato che separa Melilla dal Marocco. Durante la nostra prima settimana, più di 50 giovani l’hanno attraversato non senza infortunio.
Abbiamo trascorso una giornata a Nador (Marocco) con i religiosi di questa città e i nostri compagni di campo. Durante questa giornata abbiamo partecipato al Pasto del Regno, in tre contesti:
Una colazione intercongregazionale, un pasto interculturale, con immigrati da diversi paesi e un’Eucaristia intercomunitaria, religiosa e laica. È il nuovo popolo di Israele che celebra la fede in ‘terra straniera’, in territorio islamico.
Abbiamo pranzato con Maria-Luisa e Clara, Figlie della Carità, che ci hanno raccontato la loro esperienza di vita a Melilla. Abbiamo avuto anche la visita del Vicario Episcopale che ha condiviso con noi la sua visione della realtà della città. Un altro giorno è stata la visita di Eugenia, religiosa di Santo Angel, educatrice sociale e membro di una comunità intercongregazionale che vive a Melilla con 2 Suore Apostoliche. Ci ha presentato l’Associazione ‘Geum Dodou’ (Vita e coraggio) e il lavoro che svolgono a favore dei migranti subsahariani. Offrono uno spazio di umanità dove i giovani non solo imparano lo spagnolo, ma condividono anche la vita della casa, sentendosi a casa perché hanno un luogo di riferimento dove possono venire.
Abbiamo incontrato anche Natalia Diez, direttrice del gruppo di teatro e danza per bambini. Abbiamo guardato l’opera ‘If you want, you can’, un’opera educativa che valorizza i giovani, stimolandoli ad essere promotori della loro vita, aprendo le ali e lasciando dietro di sé le tragedie, le ferite e i fallimenti vissuti fino ad allora.
Alla fine del campo, è tempo di addii con festeggiamenti: festeggiamenti, danze, musica, giochi e, nel frattempo, parole di ascolto e vicinanza.
Nel corso di questi giorni, sono state create relazioni e si sono stabiliti legami tra noi e i residenti del Centro. Alla fine ci hanno offerto un aperitivo per ringraziarci.

L’ultima sera, a cena, abbiamo scambiato le ultime parole con le sorelle che ci hanno accolto a Melilla e Nador aprendoci le loro porte.
Ci siamo sentiti benedetti dalla presenza di queste 32 ragazze che ci hanno accompagnato con il loro affetto, i loro sorrisi, i loro giochi e alcune delle loro piccole storie.
Una domanda è rimasta in risonanza nella nostra ultima assemblea del gruppo: cosa possono portare le nostre Congregazioni al futuro di queste ragazze e ragazzi quando hanno 18 anni e devono lasciare la casa dei minatori? Si incontreranno con comunità religiose aperte per accoglierle?
Grazie alla Vita Religiosa in cammino verso la periferia del nostro mondo!