Nello spirito delle origini 

Facendo memoria dell’11 aprile 1799 … 0ggi, 11 aprile 2022

da Suor Nunzia De Gori, sdc 

Umiltà, semplicità, carità. Eredi con santa Giovanna Antida di questo bel patrimonio spirituale, che ci lega direttamente a san Vincenzo de’ Paoli, vogliamo fare delle nostre vite e delle nostre comunità un “piccolo cenacolo” di amore vicendevole e di dedizione ai poveri, consapevoli che, in forza della nostra consacrazione religiosa, la Chiesa ci manda a testimoniare la bellezza della carità: “Gesù Cristo – carità visibile del Padre – ci ha riunite tutte insieme per amarlo e servirlo”[1].

Non ci spaventano le sfide dell’oggi, né quelle di domani. Siamo portatrici di quella “cellula primordiale” di passione per Dio e per i poveri, che fu all’origine dell’esperienza di rue des Martelots.

Qui, tutto era cominciato in una camera d’affitto, l’11 aprile del 1799. Una scuoletta, qualche panca, tanti bambini malvestiti, affamati, senza istruzione. Qui, Giovanna Antida Thouret, tutta sola, aveva gettato “le prime fondamenta”[2] di un progetto non ancora del tutto chiaro neanche a se stessa. Ma a Dio sì!

Un “scintilla di profezia”, simile a un “minuscolo granello di senape”, fu accesa dalla Provvidenza in quella piccola “rue” di una città di periferia, Besançon, messa a dura prova dalle ferite della rivoluzione: tanti malati nei loro tuguri, una gioventù sbandata e analfabeta, poveri in quantità!

Alcune ragazze presto si unirono a lei. Dalle campagne e dalla città. Una marmitta per il brodo, le medicine confezionate con le erbe dei campi, il catechismo nelle parrocchie della città e poi … tanta, tanta istruzione.

E tutto si consolidò in quell’originale esperienza di un’Eucarestia, “semi-clandestina”, celebrata il 15 ottobre del 1800, in un piccolo appartamento al pianterreno, situato poco più giù, al n° 13 della stessa rue des Martelots. Il bancone delle medicine trasformato in altare; l’omelia del Vicario intrisa di profezia[3];  la consacrazione di quelle “cinque ragazze”, semplici e gentili; un breve regolamento di vita, ascoltato e ricevuto in ginocchio.

“Preziosi dettagli – commenterà il Padre Dortel-Claudot – che ci fanno toccare con mano, come, fin dalle origini, nella vocazione delle suore della carità, la vita fraterna, la vita spirituale e il servizio dei poveri sono unificati in una sola e medesima missione” [4].

In rue des Martelots, si pregava, si serviva, si gioiva, si soffriva … E “insieme” si cresceva, in uno spirito di umiltà, semplicità, carità. E se dall’esterno c’era chi rimaneva affascinato dalla “bellezza” di quelle ragazze[5], ammirate per la semplicità del loro stile di vita e per la grazia con cui servivano i poveri, dall’interno c’era chi osava paragonare quell’esperienza a un “paradiso”[6].

In verità, come per la prima comunità cristiana, anche per la comunità di rue des Martelots non tutto era bellezza e paradiso. Le fatiche c’erano, eccome! Ma quel gruppo di “povere figliuole” – come le definì il De Chaffoy nell’omelia di consacrazione – scopriva ogni giorno di più che in mezzo a loro “Dio era tutto”[7] . E grandi cose avrebbe compiuto, man mano che nel cuore di ciascuna prendeva sempre più spazio proprio quello spirito di umiltà, semplicità, carità, che Giovanna Antida aveva portato “in dote” dall’esperienza vincenziana e che a tutte domandava, non tanto con le parole, quanto con l’esempio.

E quando, più tardi, il grido dei poveri giungerà fino a quella casa, non solo da altri quartieri, villaggi o regioni, ma anche da terre lontane, “oltre-frontiera”, quelle ragazze sapranno ascoltare, in umiltà, carità e semplicità, “la voce di Dio” che le chiamerà a varcare i confini della loro patria, per abbracciare “paesi stranieri, lingue straniere, climi stranieri, usanze straniere, compagne straniere”[8].

Nel Regno di Napoli, come altrove, i poveri saranno loro ugualmente cari [9], semplicemente perché essi sono “le membra preziose” del Cristo, a cui quelle splendide ragazze avevano consegnato la vita, fin dai primi giorni di rue des Martelots.

Niente e nessuno le avrebbe più fermate, quando solo avessero creduto di riconoscere la Volontà di Dio in un progetto[10], in un appello, in un grido, in un segno dei tempi … Convinte com’erano che “quando Dio chiama e lo si ascolta, Egli dà quanto è necessario”[11].

 

L’11 aprile di quest’anno apre la Settimana Santa.

Con Giovanna Antida, accompagniamo Gesù

nel Giardino della pace

e preghiamo con Lui, perché cessino presto

questi venti di guerra.

Naturalmente senza addormentarci!

Buona Settimana Santa a tutti!

 

 

[1] MSR, in “LD”, p. 560

[2] La postulante Anne Marie Javouhey : « dalle Lettere ai genitori » (Archives-Besançon)

[3] Trochu F., p. 177

[4] Cfr. Circ 1811, in “LD”, p. 60

[5] Cfr. Circ. 1812, in “LD”, pp. 73-74

[6] Cfr La suprema testimonianza di Besançon, in “LD”, p. 632

[7] Let. a Mons. Lecoz, 28 febbr. 1813, in “LD”, 225

[8] Circ.1812, in “LD”, p. 74.

[9] Let. a Mons. Lecoz, sett. 1807, in “LD”, p.116

[10] Trochu F., «Santa Giovanna Antida Thouret », Ancora-Mi, p. 176

[11] « Journées provinciales » de formation, in Besançon, 12-13 Octobre 2001 (Archives-Besançon)