Riaprire Regina Coeli: un appello ai mecenati di Napoli, e non solo, per restituire completamente Regina Coeli in tutta la sua bellezza architettonica alla sua vocazione plurisecolare: arte, preghiera, solidarietà, cultura, educazione.
L’appello per il restauro di Regina Coeli
“Mi rivolgo ai benefattori e ai mecenati di Napoli e oltre – ha dichiarato suor Wandamaria Clerici, presidente della Fondazione Opera Pia Casa Regina Coeli in un’intervista con l’ANSA, la più importante agenzia di informazione multimediale in Italia – Abbiamo bisogno di aiuto per portare avanti l’opera di restauro e conservazione della chiesa, del Chiostro, del Refettorio e della Farmacia”.
Il complesso monumentale di Regina Coeli è un autentico scrigno di incantevoli opere d’arte: la chiesa del tardo XVI secolo, con facciata rinascimentale e interno di sfavillante barocco, l’antico convento di clausura delle monache Canonichesse Lateranensi, il bellissimo chiostro dove un tempo si coltivavano erbe medicinali, la farmacia storica.
Attraverso una sobria facciata rinascimentale, con un bellissimo scalone in piperno, si entra nella chiesa tutta barocca, dopo si possono ammirare le opere di Massimo Stanzione, Luca Giordano e Antonio de Dominici, i più importanti rappresentanti della pittura del Seicento napoletano e tra i più influenti esponenti del Barocco europeo.
La Fondazione Regina Coeli, guidata dall’istituto delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, ha già investito risorse proprie per garantire la sicurezza dell’edificio: ora, però, per realizzare il progetto fino in fondo servono nuovi finanziamenti.
Grazie a un grande intervento, è stata messa in sicurezza la struttura del “cassettonato” ligneo, ma è fondamentale continuare con i lavori di conservazione, che richiedono altre risorse economiche, per garantire la sicurezza delle capriate del tetto e dell’abside della chiesa.

Regina Coeli: preghiera, solidarietà e cultura
L’importanza della chiesa di Santa Maria Regina Coeli non si limita alla sua bellezza architettonica. Infatti, suor Wandamaria, insieme a Francesco Galluccio, consigliere della Fondazione e promotore delle attività culturali, sottolinea l’intenzione di riaprire l’edificio non solo per le funzioni religiose, ma anche per ospitare eventi culturali. Questi eventi avranno l’obiettivo di valorizzare tutte le parti del monastero, che durante i precedenti lavori di restauro hanno rivelato dettagli architettonici preziosi, come le due bifore incastonate nella parete di Vico San Gaudioso, risalenti probabilmente al XIV secolo.
Attualmente, le Suore della Carità del monastero, situato sulla collina dell’antica ‘Caponapoli’, sono 38, parte di un totale di 1.300 sorelle presenti in 32 paesi, e continuano a portare avanti la loro missione evangelica di promozione umana, sociale e culturale, continuando a intrecciare vita di fede e impegno civile.
2026 – Il Bicentenario della morte a Napoli della Fondatrice, santa Giovanna Antida Thouret
«L’anno prossimo – ricorda suor Clerici – festeggeremo il Bicentenario della morte di Suor Giovanni Antida Thouret e vorremmo arrivarci nelle migliori condizioni, per ribadire i valori di educazione, cultura e formazione della coscienza che ci stanno a cuore».
Un programma ambizioso che coinvolge anche il chiostro, il refettorio, la farmacia storica e le sale del Monastero, già set di fiction italiane di successo come Mare Fuori e Il Commissario Ricciardi.
Per sostenere la raccolta fondi, Francesco Galluccio organizza visite guidate aperte ai turisti e agli appassionati d’arte: si parte dai dipinti in chiesa, si passa al chiostro, agli ambienti storici appartenuti alle monache: lo scenografico refettorio e il nobile parlatorio, mentre sono svelate curiosità storiche e artistiche, come le immagini di dieci papi, un pozzo incastrato in una cavità vicino alla chiesa e la Madonna ‘bambinella’ in cera, creata dalle suore di clausura del vicino monastero delle ‘Trentatrè’. «Sono beni da condividere», osserva Galluccio: conservare queste meraviglie significa non solo salvare un luogo, ma preservare l’idea di una chiesa come “scrigno” di bellezza e carità, aperta a chiunque voglia partecipare a un progetto di arte, storia e solidarietà.
I benefattori e i mecenati di Napoli, e non solo, sono invitati a rispondere a questo appello: per restituire vita a un monumento, e insieme, a un’antica e tuttora viva vocazione di spiritualità, di cultura, di servizio, di educazione.
